Consultazione pubblica sull'uso delle lingue nelle istituzioni UE
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E' aperta un'importante consultazione pubblica sull'uso delle lingue nelle istituzioni, negli organismi, negli uffici e nelle agenzie dell’UE. Il numero di lingue ufficiali è passato da 4 (nel 1958) a 24 attualmente. Ciò pone molte sfide alla pubblica amministrazione dell’UE. L’aumento dei costi di traduzione, la lentezza del processo decisionale e le discrepanze tra le versioni linguistiche rappresentano alcune delle difficoltà pratiche menzionate con maggiore frequenza. Poiché molti cittadini dell’UE parlano un’unica lingua ufficiale (o un numero ristretto di lingue ufficiali), le limitazioni all’uso delle lingue ufficiali riducono la capacità dei cittadini di interagire con le istituzioni dell’Unione europea. È importante garantire che eventuali limitazioni all’uso delle lingue siano proporzionate ed eque. Negli ultimi anni la Mediatrice europea ha svolto indagini sulle politiche linguistiche di alcune istituzioni dell’UE prese singolarmente, giungendo alla conclusione, fra le altre, che le istituzioni dell’UE hanno la facoltà di limitare legittimamente l’uso delle lingue nelle comunicazioni e nei documenti interni. Un’altra conclusione indica che le restrizioni linguistiche possono essere legittimamente applicate nelle procedure amministrative con le parti interessate esterne, come nelle gare d’appalto pubbliche e negli inviti a presentare proposte, in cui l’UE interagisce con un gruppo limitato di parti interessate. Tuttavia, la Mediatrice rileva che vi è una notevole incoerenza tra le istituzioni: attualmente le restrizioni linguistiche ed eventuali norme in materia variano da un’istituzione dell’UE all’altra. In assenza di norme chiare e di giustificazioni adeguate sottostanti all’applicazione di regimi linguistici limitati, non c’è da stupirsi se il pubblico poi possa uscirne confuso. Un ambito particolarmente problematico riguarda l’uso delle lingue sui siti web delle istituzioni, che sono fra le prime fonti di informazione per le persone interessate alle politiche e ai programmi dell’UE. A quanto pare ciascuna istituzione dell’UE decide autonomamente se tradurre (e, in caso affermativo, quali parti e in quali lingue) il proprio sito web. Se i siti web non sono disponibili in tutte le lingue ufficiali, potrebbe essere difficile o impossibile accedere alle informazioni per una parte considerevole di pubblico. Un altro ambito problematico riguarda le consultazioni pubbliche volte a raccogliere i pareri del pubblico sulle nuove politiche o su eventuali proposte legislative. Le restrizioni linguistiche in questo tipo di consultazioni rischiano di limitare in modo significativo la capacità dei comuni cittadini di contribuirvi. La Mediatrice desidera promuovere la discussione su come le istituzioni dell’Unione europea possano comunicare al meglio con il pubblico in modo da riflettere un equilibrio ragionevole tra la necessità di rispettare e favorire la diversità linguistica, da un lato, e i vincoli amministrativi e di bilancio, dall’altro. La consultazione comprende 19 domande ed è aperta a tutti i cittadini europei. Scadenza: 30 settembre 2018 [su_button url="https://www.enonet.eu/survey/index.php/713938" target="blank" style="flat" background="#014e9c " size="5" center="yes" radius="0"]Maggiori Informazioni[/su_button]