In base alla seconda relazione sullo stato di attuazione del PNRR, l'Italia risulta in forte ritardo: il Paese sta perdendo l'occasione di sfruttare questa grande risorsa?
Si stima che fino ad ora si sia speso solo il 6% dei fondi europei a disposizione e che con questo ritmo non si conseguiranno i traguardi previsti. I ritardi accumulati oggi rischiano di mettere in seria difficoltà in merito alla realizzazione degli investimenti. È questa l’immagine restituita dalla relazione sullo stato di attuazione del PNRR della Corte dei Conti presentata il 28 marzo e che ha fatto scattale l'allarme.
Il dato di fatto è che l'Unione Europea ha lanciato un aut aut all’Italia: o si accelera la spesa oppure si rischia di perdere i fondi. In un Paese in cui i fondi sono sempre mancati, oggi il problema è in quanto tempo spenderli; il governo chiede a Bruxelles di spostare alcune spese con termine 2026 al 2029, ma ci sono troppi ritardi e inefficienze da colmare. La Corte sottolinea nella relazione che oltre la metà delle misure interessate dai flussi mostra ritardi o è ancora in una fase iniziale dei progetti. Secondo il ministro degli Affari Europei Raffaele Fitto, infatti, alcuni interventi da qui al 30 giugno 2026 sarebbero irrealizzabili ed è "matematico" che sia così: l'orizzonte temporale del Piano è troppo corto e troppi gli obiettivi da raggiungere.
L’Italia è in attesa dell’arrivo della terza rata dei fondi del Piano; una rata da 19 miliardi che era inizialmente prevista per fine febbraio e ora slittata a fine aprile. Un arco di tempo in cui il Paese dovrà anche presentare il progetto di revisione degli investimenti in merito al RepowerEu.
Come cita la relazione, quindi, ad esclusione della missione 3 “Infrastrutture per una mobilità sostenibile”, tutte le altre missioni si attestano al di sotto del 10% in merito al livello di attuazione finanziaria; tre missioni (4,5 e 6) non raggiungono nemmeno la soglia del 5%. Una situazione che mette in evidenza l’importante sforzo finanziario che sarà chiesto nei prossimi anni all’Italia per assicurare il pieno utilizzo delle risorse stanziate dal PNRR. Nel periodo triennale, un progresso più lento, rispetto al cronoprogramma, si è determinato nelle misure della componente 3 "Turismo e cultura 4.0" della missione 1 "Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura", e nelle missioni 5 "Inclusione e coesione" e 6 "Salute".
Il Sole 24 ore ha riepilogato gli ostacoli che frenerebbero l’attuazione del PNRR, dieci punti su cui il governo dovrebbe impegnarsi il prima possibile per rispettare le scadenze:
Accanto a questi problemi strutturali, si aggiungono problemi tecnici come ad esempio il sistema Regis: il cervellone elettronico che dovrebbe monitorare lo stato di attuazione del PNRR; ma in realtà ciascun ministero utilizza il proprio metodo, non avendo la possibilità di oggettivizzare i risultati.
Se si parla di strategie per rimediare ai ritardi del PNRR, quello di cui si discute è di provare a isolare i progetti poco realistici (tornando alla questione dell'irrealizzabilità di alcuni progetti) e portare avanti innanzitutto quelli realizzabili entro il 2026; lavorare sulle garanzie per le imprese che partecipano ai bandi; migliorare l’organizzazione della struttura della Pubblica Amministrazione per il PNRR.
Sicuramente, per raggiungere i risultati prefissati, il programma deve prevedere un'impennata della spesa. Trattandosi di cifre molto alte, l’accelerazione sembra però al momento una chimera, per questo il governo continua a chiedere a Bruxelles un ripensamento del Piano.